"Un luogo
silenzioso, statico come una fotografia sigillata in una cornice e
del tutto estraneo alla realtà che ne assedia i confini, in grado
di sedurre un urbanista, inquietare un poeta, ispirare un artista
e incantare le sensibili menti dei suoi visitatori più curiosi.
Infatti, in prossimità della frontiera liquida che delimita i territori, un tempo celti, poi romani, longobardi e viscontei, ora
milanesi e orobici, proprio sulla punta meridionale estrema
dell’Isola Bergamasca, precisamente sul tracciato ideale che li
congiunge come una linea decisa tracciata dal bisturi di un
esperto chirurgo, nelle vicinanze del punto esatto in cui la torbida Adda, dopo essersi ripiegata su se stessa come un intestino
nel verde capiente della pianura circostante, accoglie nei suoi
rivoli le umorali acque del Brembo , sorge una piccola città
dalle fragili architetture di sogno e di ingenua speranza che
nacque, più di un secolo fa, su di un terreno di sabbia e nessuna
certezza. Un luogo che se ne sta lì, con un tasso impressionante
di indifferenza per il contesto e la cultura che lo circondano,
come in attesa che arrivi il giorno in cui l’attenzione per queste
esperienze potrà avere una degna sepoltura nel pantheon degli
interessi legittimi.
Il luogo perfetto per illustrare un delirio."
Giorgio Ravasio,Crespi d’Adda
La città del lavoro proficuo,
dell’utopia sociale
e della metafora architettonica, Bologna: Damiani editore, 2012, pp. 20
Nessun commento:
Posta un commento